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Carte prepagate non pignorabili: esistono? Quali sono e costi

carte prepagate non pignorabili

La crisi ha creato tantissimi disagi, però ha anche lasciato qualche insegnamento: gli italiani si sono informati un po’ di più e si sono messi alla ricerca di forme alternative di deposito dei loro soldi; negli ultimi anni è cresciuta la curiosità in merito alle carte prepagate non pignorabili: ma esistono davvero? Cerchiamo di capire se si possono trovare e quali sono i loro costi.

Le carte prepagate non pignorabili esistono davvero?

Partiamo da un presupposto: come le carte di credito, anche le carte prepagate non pignorabili sono a dir poco un rarità. Anche per richiedere una prepagata è infatti necessario fornire un intestatario, in odo che sia sempre possibile risalire a chi è il suo proprietario. Le carte prepagate con IBAN (che ormai non sono più una novità e sono sempre più diffuse) sono poi equiparabili ai normali conti correnti e quindi vengono segnalati nell’anagrafe dei conti, una banca dati nata per poter essere monitorata dal fisco al fine si contrastare l’evasione fiscale. Va poi aggiunto che le carte prepagate non possono avere un cointenstatario, quindi in caso di pignoramento non è neanche possibile salvare il 50% del saldo (cosa che invece accade nei conti corrente).

Quali sono i costi e le caratteristiche di queste carte

Nonostante la presenza di tutte queste regole, qualche riga fa non abbiamo scritto che le carte prepagate non pignorabili non esistono, ma che sono una rarità. Questo significa che qualche prodotto da tenere in considerazione c’è. In pratica si parla delle carte al portatore, ovvero quelle che non hanno bisogno dell’indicazione di un intestatario. Senza un titolare, queste carte prepagate non possono essere aggredite dal pignoramento, però occorre fare alcune precisazioni: si tratta di carte che presentano diversi limiti (limiti alla disponibilità, limiti al prelievo, limiti alla possibilità di ricarica). In altre parole le possiamo definire carte prepagate usa e getta: i costi sono tutto sommato contenuti, ma le ristrettezze a cui sono sottoposte non le rendono uno strumento idoneo a “custodire” il denaro.

Le nuove norme sulle carte prepagate anonime hanno fissato ulteriori limiti: non sono ricaricabili, hanno un importo massimo di 150 euro (prima la soglia era fissata a 250 euro) e possono essere utilizzate esclusivamente per acquistare beni o servizi. Esiste un tipo di carta non pignorabile, anche se usciamo dal territorio delle carte prepagate: parliamo infatti delle carte revolving; l’importo presente in questa carta infatti non è un saldo che rappresenta una reale disponibilità, ma rappresenta un debito già concesso dalla banca e che quindi non può essere pignorato.