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Economia circolare: 200 mila nuovi posti di lavoro

Nella prima giornata della Terza Conferenza nazionale sui Rifiuti a Roma, si parla di economia circolare: almeno 199 mila nuovi posti di lavoro sarebbero creati in Italia grazie al riciclo, rigenerazione, bioeconomia, innovazione dell’industria alimentare, chimica, farmaceutica, dei prodotti confezionati di largo consumo e nell’industria biotecnologica. L’attuazione dell’economia circolare, quindi porterebbe benefici sostanziali in termini economici ma anche occupazionali e ambientali.

La conferenza è stata organizzata da Legambiente, Editoriale La Nuova Ecologia e Kyoto Club in partenariato con il Coou, il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati e approfondisce tematiche innovative che mirano a rovesciare le logiche di spreco a favore del riutilizzo; inoltre, superando il modello produttivo in vigore, l’economia circolare favorirebbe il fiorire di nuovi posti di lavoro. Si stima che in Europa i posti di lavoro potenziali sarebbero 400 mila con l’applicazione rigorosa dell’attuale legislazione sui rifiuti e 180 mila con l’attuazione del pacchetto sull’economia circolare Valutazione d’impatto della Commissione Europea del 2014.

Applicare l’economia circolare, in sostanza, significa usare efficientemente le risorse, tra privato e pubblico: si parla di prevenzione dei rifiuti, rigenerazione e riparazione di beni, riciclaggio e consumo consapevole. Queste accortezze possono generare risparmi netti di circa 600 miliardi di euro per le imprese europee, ossia l’8% del fatturato annuo. Inoltre, il 40% dei costi del settore manifatturiero europeo è attribuibile alle materie prime, quota che con i costi dell’acqua e dell’energia arriva fino al 50% del costo di fabbricazione, rispetto al 20% attribuibile al costo del lavoro. Con l’economia circolare si vorrebbe aumentare almeno al 30% la produttività delle risorse misurata come il rapporto tra PIL e consumo di materie prime (entro il 2030).

L’economia circolare si sposa bene col settore agricolo, che in Italia è molto sviluppato: i rifiuti prodotti annualmente sono 9 milioni di tonnellate e 20 milioni di residui agricoli che potrebbero essere riutilizzati a vantaggio dell’industria biotecnologica nel compostaggio, nella digestione anaerobica e nella bioraffinazione.
Un esempio già operante in Italia da 32 anni è il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati, primo ente ambientale nazionale dedicato alla raccolta differenziata. Dalla sua nascita ad oggi ha raccolto circa 5 milioni di tonnellate di olio lubrificante usato, che viene rigenerato per il 90% per la produzione di nuove basi lubrificanti. Il suo riutilizzo, anziché lo smaltimento, ha comportato un importante risparmio sulle importazioni di petrolio nel nostro paese.

Il Forum Rifiuti prosegue con l’obiettivo di illustrare le esperienze e i protagonisti di questa rivoluzione, nella speranza di stimolare la messa in atto a livello europeo partendo dalle imprese nazionali.