Da gennaio, circa 700 mila possessori italiani di auto targate Volkswagen verranno invitati a portare la vettura dal più vicino concessionario per rimettere in ordine i motori dal softwear modificato. Un enorme intervento per porre rimedio ad una scorciatoia tecnica che ha permesso alla VW di superare i test americani sulle emissioni di ossidi di azoto.
In Italia vi sono 500 concessionari VW e 1500 punti di assistenza, per un totale di 2 mila officine che dovranno rivedere 350 auto a testa. Invece, per 480 mila auto VW che circolano in America non c’è ancora una soluzione. Una cosa è certa però, VW ha risposto con decisione al caso scoppiato, senza risentirne più di tanto, peraltro.
In Italia i principali modelli coinvolti sono: VW Golf,. Maggiolino, Sharan, Passat, Tiguan, Audi A3 A4 A5 A6, TT, Q3 e Q5, Seat Leon, Altea, Skoda Octavia, Superb, Yeti.
All’inizio la VW aveva stimato che il dieselgate sarebbe costato all’azienda 30 miliardi di euro, poichè la società ha utili pari a 11 miliardi l’anno, ha risorse sufficienti a far fronte alle spese anche se i profitti dovessero calare.
La scelta del richiamo non era scontata: l’azienda avrebbe potuto revisionare le auto in occasione del tagliando. Infatti, l’obbligo di richiamo scatta solo per malfunzionamenti che pregiudichino la sicurezza. E’ doveroso comunicare che l’intervento sarà gratuito e non influenzerà prestazioni e consumi.
Il nostro paese è solo una piccola parte di un programma che prevede la revisione di 11 milioni di vetture.