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Hospitality: la situazione del settore turistico per capire come investire

Il settore dell’hospitality è senza dubbio quello più colpito dalla crisi dovuta al nuovo coronavirus, un comparto letteralmente in ginocchio dopo lo scoppio della pandemia in tutto il mondo. Hotel, B&B, resort e affittacamere sono al collasso finanziario, così come altri operatori tra cui le piattaforme di prenotazione, i tour operator e le compagnie aeree.

La situazione è veramente drammatica, con migliaia di lavoratori licenziati e oltre il 70% delle aziende che già chiuso, con la speranza che si tratti di una serrata temporanea. Investire nelle imprese legate a questo ambito è davvero complicato, soprattutto per l’incertezza sul futuro. Cerchiamo di analizzare questo momento delicato per capire se conviene ancora comprare azioni di aziende attive nel settore dell’hospitality.

Le condizioni attuali del turismo nel mondo

Come è ormai evidente il settore del turismo è in preda alla crisi più grave della sua storia, una contrazione talmente acuta da essere considerata peggiore rispetto a quella registrata durante la Seconda Guerra Mondiale. Il comparto è in assoluto il più colpito dalla crisi dovuta al virus Covid-19, a causa della quarantena obbligatoria di oltre un terzo della popolazione mondiale.

A ciò bisogna aggiungere la paralizzazione del traffico aereo, la chiusura di hotel, ristoranti, monumenti e gallerie, con il blocco delle frontiere che di fatto ferma il flusso turistico nell’interno pianeta, salvo qualche rara eccezione. Per questo motivo sono in tanti a pensare al futuro, poiché prima di una possibile ripresa ci vorranno probabilmente diversi mesi.

Le perdite fatte registrare in Borsa sono drammatiche. Ad esempio chi aveva deciso di investire in titoli Booking.com ha visto il prezzo delle azioni cedere oltre il 27% in appena 30 giorni, tuttavia prestazioni simili riguardano tutte le società quotate legate al turismo. Tui, gruppo tedesco specializzato sui viaggi, ha perso in un mese quasi il 42%, Carnival Corporation il 57%, Marriott International il 37% ed Expedia il 40%.

Le performance finanziare delle principali aziende del settore sono a dir poco tragiche, una condizione che sta mettendo a dura prova l’intero comparto. Si tratta di una novità, la prima volta che oltre alle piccole imprese anche i grandi gruppi internazionali sono a rischio, una condizione davvero unica che richiede una profonda riflessione da parte degli operatori e degli investitori.

Le perdite nel breve e medio periodo dovute alle cancellazioni

Innanzitutto le imprese stanno facendo i conti con milioni di cancellazioni, una pressione molto elevata che coinvolge piccole aziende, microimprenditori e soprattutto le piattaforme di prenotazione online, come Booking.com, Expedia e Airbnb. La pioggia di disdette sta causando perdite miliardarie per le OTA (Online Travel Agency), con varie previsioni che indicano come fine maggio il periodo di totale inattività per le strutture ricettive.

Naturalmente a nulla è servito l’abbassamento dei prezzi, una strada tentata da alcuni operatori turistici, poiché il progressivo aggravarsi della pandemia e le nuove restrizioni hanno costretto migliaia di hotel alla chiusura. Per il momento le compagnie aeree sembrano meno a rischio, con i principali Stati europei che sono corsi ai ripari, pronti a salvare le aziende con aiuti pubblici e nazionalizzazioni temporanee qualora fosse necessario.

Per le altre società la sopravvivenza è più difficile, sebbene siano presenti dei programmi di supporto per il mantenimento dei livelli occupazionali. Il problema principale è che nessuno sa quando questa emergenza finirà, inoltre ci vorrà molto tempo prima che il settore riuscirà a risollevarsi. Ecco alcuni spunti di riflessioni per gli investitori, per capire come si evolverà il comparto turistico in futuro.

Le previsioni per il settore turistico: su quali aziende puntare?

L’epidemia da Covid-19 ha portato alla luce tutte le criticità del settore turistico, un comparto dominato da pochi gruppi multinazionali e affetto dal fenomeno cosiddetto dell’overtourism. Si tratta del congestionamento eccessivo di turisti, con l’affollamento di alcune destinazioni più gettonate che provoca una crisi di sostenibilità nel lungo periodo.

Non è un caso che in tutto il mondo si stia discutendo del futuro del turismo, ipotizzando vari scenari ma con il comune accordo che la situazione sarà completamente diversa. La pandemia da coronavirus ha fatto emergere la necessità di progredire, un cambio di modello indispensabile per competere quando l‘emergenza sarà ormai un lontano ricordo. Difficilmente si tornerà ad adottare il vecchio sistema, con nuovi spazi e opportunità per le aziende che sapranno muoversi per prime.

In questo scenario è veramente difficile capire su quali imprese investire, infatti nemmeno grandi gruppi come Expedia e Booking.com sono al riparo da possibili stravolgimenti del settore turistico. Anzi, sono proprio le OTA le aziende più a rischio, specialmente se gli operatori sapranno approfittare di questo periodo per investire in sviluppo e innovazione, rafforzando la presenza digitale e il contatto diretto con gli utenti.

La trasformazione sembra ormai inevitabile, dunque chi riuscirà a interpretare il mercato e investire sulle società giuste potrà fare affari incredibili. In particolare sono in tanti a voler recidere i vincoli con le piattaforme di prenotazione, cercando di proporre per la fine della crisi sanitaria strutture alternative, servizi personalizzati e il recupero di un contatto diretto con i clienti.