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Ravvedimento spesometro 2018: ecco le scadenze e le sanzioni

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Tutto quello che c’è da sapere sul ravvedimento spesometro 2018: che cos’era lo Spesometro, qual era la sua funzione, a chi si applicava e perché è stato abolito. In più, approfondiremo quali erano le scadenze previste per il 2018 e a quanto ammontavano le sanzioni in caso di omessa o errata comunicazione dei dati.

Spesometro: cos’è e a cosa serve?

Con il termine “spesometro” si fa riferimento alla comunicazione dei dati relativi alle fatture emesse, ricevute e registrate da parte dei soggetti passivi IVA e da essi trasmesse all’Agenzia delle Entrate. Si tratta quindi di uno strumento attraverso il quale i soggetti passivi IVA sono tenuti a “riferire” tutto quanto sia stato documentato da fatture, bollette doganali e note di variazioni IVA (ne restando quindi escluse le ricevute ricevute fiscali e gli scontrini fiscali).

Sono esclusi da tale obbligo i contribuenti in regime forfettario e in regime minimo, i produttori agricoli che esercitano l’attività nelle zone montane e i commercianti al dettaglio per operazioni al di sotto di 3.000 euro (al netto dell’IVA). Sono altresì escluse anche le agenzie di viaggio per importi inferiori a 3.600 euro (al netto dell’IVA) e le amministrazioni pubbliche e autonome in relazione alle fatture ricevute.

La comunicazione relativa allo Spesometro è quindi inviata in via telematica all’Agenzia delle Entrate. Nelle comunicazioni devono essere però inclusi diversi da dati, tra cui almeno:

  • quelli identificativi dei soggetti coinvolti nelle operazioni;
  • data e il numero della fattura;
  • base imponibile;
  • aliquota applicata;
  • imposta;
  • tipologia dell’operazione ai fini IVA

Ma a cosa serve lo Spesometro? Lo scopo dello Spesometro è, come lascia intuire il nome stesso, quello di verificare la veridicità e la congruenza di quanto dichiarato dai soggetti obbligati. In questo modo lo Stato possiede uno strumento per confrontare le entrate e le uscite e, di conseguenza, evitare o quantomeno individuare le eventuali frodi.  

Ravvedimento spesometro 2018: scadenze

Il 2018 ha visto l’introduzione di diverse novità per quanto riguarda lo Spesometro. L’entrata in vigore della Legge di Bilancio 2018 e, di conseguenza, l’obbligatorietà dell’emissione di fattura elettronica a partire dal primo gennaio dell’anno successivo, hanno infatti determinato dei cambiamenti in questo ambito.

Tra le principali novità vi è stata in particolare quella legata all’esonero dalla trasmissione dei dati delle fatture emesse nei confronti dei consumatori finali da parte di Amministrazioni pubbliche. Di conseguenza, le comunicazioni obbligatorie di cui allo Spesometro, a partire dal 1° gennaio 2019, riguardavano esclusivamente quelle legate ad operazioni per le quali non era emessa o ricevuta fattura tramite il Sistema di Interscambio (SDI) dell’Agenzia delle Entrate.

Nel 2018, in ogni caso, l’invio delle comunicazioni di cui allo Spesometro era sempre telematico con invio trimestrale. Ciò significava che doveva essere inviato entro l’ultimo giorno del secondo mese successivo a ogni trimestre. In alternativa, poteva essere inviato su base semestrale.

Le comunicazioni trimestrali dello Spesometro 2018 relative alle fatture emesse e ricevute nel terzo trimestre del 2018 dovevano essere trasmesse entro il 28 febbraio 2019. In precedenza, la data era fissata al 30 novembre 2018. I dati che invece dovevano essere inviati entro il 28 febbraio 2019, potevano essere trasmessi entro il 30 aprile 2019.

Le comunicazioni semestrali, al contrario, scadevano al 30 settembre 2018 per il primo semestre. Per il secondo semestre, invece, la scadenza slittò al 28 febbraio 2019 (come disposto dal D.L. 87/2018).

Successivamente a queste date, non fu più obbligatorio l’invio dello Spesometro, dal momento che fu abolito in favore della fatturazione elettronica.

Ravvedimento Spesometro 2018: sanzioni

Nel caso in cui lo Spesometro 2018 non fosse stato presentato, si poteva optare per il ravvedimento spesometro 2018. Ciò significava comunque incorrere in sanzioni. Infatti, in caso di omessa o errata trasmissione, per ogni fattura si applicava una sanzione pari a 2 euro. Il massimo applicabile era pari a 1.000 euro per ogni trimestre.

Entro il limite di 500 euro, la sanzione era ridotta a un euro. Ciò però a patto che l’invio o la corretta trasmissione dei dati fosse stata effettuata entro i quindici giorni successivi alla scadenza. Passati i 15 giorni dalla scadenza, il ravvedimento Spesometro 2018 prevedeva l’applicazione della sanzione piena di 2 euro.

In ogni caso, nell’ambito del ravvedimento Spesometro 2018 si poteva rimediare tramite pagamento di un F24, indica nel campo codice tributo “8911”.