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Secondo trimestre 2015: il debito pubblico italiano arriva a 2.204 miliardi

Sono stati resi noti i dati Eurostat relativi al secondo trimestre 2015, secondo i quali il debito italiano sale ancora toccando il +136% e arrivando a quota 2.204 miliardi con un aumento del +0,6%. Nel primo trimestre 2015 in Italia ci aggiravamo intorno al 135,3% con un 2,7% di debito rappresentato dai prestiti fatti verso i Paesi dell’Eurozona in difficoltà. Tra i Paesi Europei, è la Grecia che rimane in vetta con il debito pubblico più pesante che si assesta sul 167,8%, seguito da Italia e Portogallo con il + 128,7%.

E’ risaputo come il debito italiano tenda sempre ad aumentare: questo perche’ in Italia le spese superano le entrate. Per coprire i costi, lo Stato attinge dalle tasse e dai prestiti che chiede con tanto d’ interessi che, accumulati, comportano un aumento esponenziale del debito. I costi di beni e servizi in generale aumentano continuamente, anche se di poco; quindi salgono anche l’ammontare da chiedere in prestito, gli interessi e i debiti.

Inoltre,  il Ministero dell’Economia prevede che la spesa continuerà ad salire. Nel 2019  arriverà a 864 miliardi di euro, aumentando pero’ anche le entrate: si passerà dai 777 miliardi del 2014  a 881 miliardi  con entrate pari a 104 miliardi, determinato soprattutto da un aumento delle tasse. In quell’anno, il debito dovrebbe quindi scendere di 17 miliardi, ma se Renzi taglierà 50 miliardi di tasse, come dice, allora le uscite continueranno a superare le entrate.

Anche alzare le tasse durante una crisi economica è decisamente controproducente, ma è anche vero che non dovremmo nemmeno diminuire le spese: secondo l’ FMI – Fondo Monetario Internazionale per ogni euro di spesa tagliato l’effetto negativo sull’economia è di -1,5 euro, mentre un aumento della spesa avrebbe un effetto positivo. Del resto il problema sta anche nel fatto che tagliare le spese in questo difficile periodo non è facile anche per via dei cosiddetti “stabilizzatori automatici” che implicano minori entrate, essendo le tasse proporzionali a redditi in discesa, e maggiori uscite, per via dell’aumento del numero di sussidi di disoccupazione e altre prestazioni sociali a sostegno delle fasce più colpite dalla crisi.

E’ il Pil (Prodotto Interno Lordo) che rappresenta il reddito di una nazione e che determina l’abilità di ripagare il debito pubblico italiano sul lungo periodo: quindi solo una ripresa della crescita economica può renderlo più sostenibile.