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Art 39 Costituzione: ecco cosa dice sui rapporti economici

costituzione

Degli articoli della Costituzione riguardanti il mondo del lavoro, il 39 fa riferimento all’organizzazione sindacale. Ma cosa dice? Perché è importante? Per saperne di più, si può continuare a leggere questa pagina.

Cosa dice l’articolo 39

L’articolo 39 della Costituzione si trova nella prima parte di essa, e nella sezione del Titolo III, dedicata ai rapporti economici. Esso cita così: “L’organizzazione sindacale è libera. Ai sindacati non può essere imposto altro obbligo se non la loro registrazione presso uffici locali o centrali, secondo le norme di legge”. Proseguendo, esso specifica che la condizione di registrazioni degli statuti sindacali sanciscono un ordinamento interno, a base democratica, e hanno una personalità giuridica. Possono essere rappresentati, poi, unitariamente al numero dei loro iscritti, e possono stipulare contratti collettivi di lavoro che hanno un’efficacia obbligatoria, per tutti gli appartenenti alle categorie riferite nel contratto.

In pratica, con questa legge i costituenti scelgono di attribuire piena libertà ai sindacati per quanto riguarda il ruolo di difesa dei lavoratori, in opposizione a quanto accadde sotto il regime fascista.

Bisogna aggiungere che a livello comunitario, secondo l’articolo 28 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, l’azione dei sindacati è considerata soprattutto per quanto riguarda la contrattazione, la negoziazione ed il ricorso ad azioni collettivi volte a favorire i suoi iscritti.

Il sindacato

E’ doveroso, trattando di questo articolo, parlare del sindacato. Le sue origini si possono far risalire addirittura all’antica Roma, quando prendeva il nome di collegia ed era costituito soprattutto da imprenditori che volevo difendere i propri interessi presso le autorità. Nel medioevo, in particolare al Nord, si formarono delle vere e proprie associazioni di mestiere che svolgevano operazioni di assistenza.

Le prime forme di sindacato, simile a quello moderno, si possono collocare in Gran Bretagna, durante la rivoluzione industriale, ed essi erano noti come trade unions. Nella seconda metà dell’Ottocento, esse venne legalizzate e ne nacquero diverse anche in altri paesi europei. In Italia, arrivò la Società di mutuo soccorso nel 1870. Il primo vero sindacato, tuttavia, in Italia nacque nel 1848, a Torino, per opera dei tipografi. Nel 1906, infine, venne fondata la Confederazione Generale del Lavoro (CGL). Attualmente, bisogna distinguere due tipologie di sindacati, quello dei lavoratori e quello dei datori di lavoro. La loro storia, poi, si può affiancare a quelle dei lavoratori delle varie categorie, ossia i contadini, gli operai e gli impiegati.

In Italia sono tre i principali sindacati, ovvero:

  • la CGIL, ovvia la Confederazione Generale Italiana del Lavoro, fondata nel 1944 a Roma, era la continuazione del CGL, sciolto dal regime fascista, ed era nato ideologicamente come sindacato socialista, e comprende dodici federazioni di categoria;
  • il CISL, la Confederazione italiana sindacati lavoratori, fondata sempre a Roma nel 1950, come confederazione autonoma dal retroterra politico e di ideologia federe ai valori del cattolicesimo democratico, che oggi comprende oltre quattro milioni di iscritti;
  • la UIL, ovvero l’Unione Italiana del Lavoro, anch’essa nata a Roma nel 1950, che non si deve confondere con l’omonimo sindacato attivo dal 1918 al 1925. Esso si fonda su cinque pilastri, ed uno di essi è l’indenza dal governo, dai partiti e dalle confessioni religiose.