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Cassa previdenza infermieri: ecco che ruolo svolge l’Enpapi e come usufruire dei suoi servizi

infermieri

Per chi ancora non ne fosse al corrente, se per la maggior parte dei lavoratori le prestazioni assistenziali e previdenziali sono erogate dall’INPS, per altri settori sussistono degli enti preposti differenti. È questo il caso della Cassa Previdenza Infermieri, ovvero l’ENPAPI, acronimo che sta proprio per Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza della Professione Infermieristica. Nelle prossime righe andremo a cercare di capire come funziona l’ENPAPI, qual è il suo scopo, chi, tra i lavoratori del comparto sanitario e della categoria infermieristica, può usufruire dei suoi servizi e in quale modo.

Cassa previdenza infermieri – ENPAPI: che cos’è

Lo scopo con cui è nato, nel marzo del 1998, l’Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza della Professione Infermieristica (ENPAPI) è proprio quello di fornire una tutela previdenziale obbligatoria per i lavoratori del comparto sanitario. Nello specifico, questo ente si occupa dei liberi professionisti che svolgono le mansioni di infermieri professionali, assistenti sanitari e vigilatrici d’infanzia. Al pari di altri enti previdenziali e assistenziali, anche la cassa previdenza infermieri provvede a erogare sia le indennità di maternità che tutte le prestazioni relative alla pensione, sia di vecchiaia che per invalidità o inabilità, nonché quella di reversibilità e indiretta da erogare ai superstiti in caso di decesso dell’assicurato.

A fronte di cinque anni di contribuzione e al raggiungimento dei sessantacinque anni di età, gli assicurati presso la cassa previdenza infermieri ENPAPI possono beneficiare del trattamento pensionistico. In alternativa, se gli iscritti avranno maturato almeno quaranta anni di contribuzione, possono accedere al trattamento pensionistico in modo anticipato, ovvero all’età di cinquantasette anni. Queste condizioni non si applicano nei casi di invalidità e inabilità, nel caso in cui queste due eventualità si verifichino successivamente alla sottoscrizione all’ente.

Come accennato in precedenza, la cassa previdenza infermieri provvede anche all’erogazione di altre prestazioni, quali possono essere indennità di maternità e malattia, borse di studio, sussidi in caso di calamità naturali, sussidi per i portatori di handicap e per l’acquisto di protesi terapeutiche, contributi per l’acquisto della prima casa e molto altro.

Chi può iscriversi e come fare

Alcune categorie di lavoratori hanno l’obbligo di iscriversi alla cassa previdenziale infermieri. Nello specifico, l’obbligatorietà è riservata agli infermieri liberi professionisti iscritti agli ordini provinciali che siano:

  • titolari di partita IVA
  • associati a uno studio professionale
  • soci di cooperativa sociale con rapporto di lavoro autonomo

Queste categorie dovranno provvedere all’iscrizione tramite l’invio di una specifica domanda (le cui modalità sono espresse nel sito ufficiale ENPAPI) cui andrà allegato un documento di identità in corso di validità.  Le tempistiche entro le quali presentare la domanda prevedono un massimo di 60 giorni dal momento in cui si inizia l’attività professionale in qualità di libero professionista. In caso contrario, si incorrerà in una sanzione che può andare dai 20€ ai 100€.

Una volta ufficializzata l’iscrizione alla cassa previdenza infermieri ENPAPI, si riceverà una conferma via email contenente tutti i dati per accedere al proprio account sul sito ENPAPI, dove l’iscritto provvederà a compilare tutti i campi richiesti con i suoi dati anagrafici e di contatto.

Come versare i contributi alla cassa previdenza infermieri

Ogni anno gli iscritti sono tenuti a versare all’ENPAPI una somma fissa minima di €150, cui si aggiungono i contributi. Ci sono due tipi di contributi che possono essere versati alla cassa previdenza infermieri:

  • Contributi soggettivi
  • Contributi integrativi

A questi due categorie si aggiungono i contributi di maternità.

Nel caso dei contributi soggettivi, questi devono essere obbligatoriamente versati ogni anno e corrispondono a un minimo del 16% o a un massimo del 23% del reddito netto professionale, così come risulta dalla dichiarazione dei redditi. Sono questi i contributi che andranno nel futuro a formare la prestazione pensionistica dell’assicurato.

I contributi integrativi, invece, sono quantificati in una maggiorazione del 4% sul lordo del reddito imponibile derivante dall’attività professionale. Queste somme hanno sia la funzione di integrare la base pensionistica che di soddisfare parte delle spese di gestione.